162 I numeri UNO - 2021 Mi ricordo … anche perché ho scritto un libro, che si chiama Una mano più in là, che racconta quella che posso chiamare veramente un’avventura: professionale e, al contempo, personale. Le tappe sono state poche ma buone. Da giovane mi occupavo d’altro: facevo l’allenatore professionista di pallacanestro. All’inizio, ho anche giocato, ma ho capito abbastanza presto che la mia strada non mi avrebbe consentito di raggiungere i vertici. Allenare è stata una sorta di ripiego. Ho fatto una discreta carriera, che poteva anche svilupparsi bene. Non fosse che, una volta laureato in medicina, mi sono trovato davanti ad una scelta. Mi sono consultato con un mio professore, che, facendomi notare che dopo aver studiato così tanto sarebbe stato un peccato non esercitare la professione, mi ha indotto ad orientarmi verso la micro chirurgia, un settore che già suscitava il mio interesse. Ho abbandonato il basket. Ricordo anche che, fin da bambino, ho sempre avuto una voglia esagerata di viaggiare e di vedere il mondo. Passavo il pomeriggio nel lettone dei miei genitori a guardare l’atlante, conoscevo a memoria tutti i Paesi del mondo, i fiumi e le capitali. Avevo dei pallini: l’Australia - che è sempre stato quello più grande - l’Isola di Nauru - dove poi non sono mai andato - la Polinesia - che abbiamo visitato in lungo e in largo - e comunque le isole del Pacifico. Erano i miei sogni fin da piccolissimo. Sogni che si sono realizzati. Perché hanno coinciso con quelli di colei che è diventata mia moglie, Volevo essere quello che sono diventato
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