16 I numeri UNO - 2021 I primi passi nella fisica ‘bella’ Nel 1957, conseguita la laurea, per ovvi motivi non ho scelto la carriera universitaria ma sono andato a lavorare in un posto in cui mio Padre aveva poca influenza: l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), oggi conosciuto da tutti in Italia per via della pandemia dovuta al Covid-19. Questa scelta è stata il mio terzo colpo di fortuna. All’ISS c’era un Laboratorio di fisica diretto da un grande uomo, Mario Ageno, che mi ha insegnato moltissimo perché, oltre ad essere un ottimo fisico, tra l’altro fondatore della biofisica italiana, era anche un raffinato filosofo della scienza. La mia passione per questi temi deriva più dall’interazioni con lui che con mio Padre; lo considero il mio secondo Maestro. Feci il mio primo vero ingresso nel mondo della ricerca nel 1963 quando, leggendo la lettura scientifica, mi resi conto del fatto che al sincrotrone dell’INFN si poteva condurre un tipo di esperimenti mai fatto prima: inviare gli elettroni di 1 GeV (un gigaelettronvolt), che circolavano nel sincrotrone, attraverso un sottile fogliolino e osservare contemporaneamente i protoni, che urtati da un elettrone erano eiettati da un nucleo di carbonio, e l’elettrone che, a seguito dell’urto, cambiava direzione. Con una decina di colleghi del laboratorio costruimmo l’apparato e nel 1964 il lavoro, appena pubblicato, ha avuto risonanza internazionale. Il nuovo metodo di studiare i nuclei, detto (e,e’p), in sessant’anni si è molto sviluppato tant’è che vi
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