14 I numeri UNO - 2021 “La fisica è bella e utile” Ho avuto due grandi fortune. Sono nato in una famiglia colta che a Roma mi ha educato al lavoro, al rispetto degli altri e alla ricerca della conoscenza, in tutti i campi ma in particolare in scienza. Ho poi casualmente incontrato, sul Lago di Como dove mi trovavo per una scuola di fisica, una ragazza meravigliosa nata a Milano. Il nostro legame, che dura da più di sessant’anni, ci ha donato quattro figli e otto nipoti. Senza la cura di queste due famiglie non sarei quello che sono e senza il loro continuo sostegno non avrei potuto fare ciò che ho fatto. Nel 1952 ho finito il liceo Tasso a Roma e ho deciso di iscrivermi a fisica. Mio padre, Edoardo - che negli anni Trenta era stato allievo e collaboratore di Enrico Fermi - era contrario. È stato un notissimo scienziato e manager di scienza che ha dato contributi fondamentali alla creazione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, del CERN e dell’ESA; proprio nel 1952 era divenuto Segretario Generale dell’organizzazione provvisoria del CERN appena istallatasi a Ginevra e creata da dodici Stati europei. Non voleva che facessi il fisico perché temeva che sarebbe stato per me difficile affermarmi nel suo campo di ricerca. Cercava di convincermi con una frase che mi è rimasta impressa: “Ugo, fai biologia perché la biologia sta esplodendo”: soltanto un anno dopo Crick e Watson scopersero la struttura del DNA. Egli era, infatti, anche un attento osservatore degli sviluppi di tutta la scienza, ma a me i piccoli animali non sono mai piaciuti. Feci quindi di testa mia e un giorno, a tavola, dissi “Stamattina sono andato alla Sapienza e mi sono iscritto a Fisica”.
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