128 I numeri UNO - 2021 E poi arriva l’età del pensionamento In Svizzera, che dal 2005 è il nostro baricentro familiare, non solo professionale, la pensione scatta inesorabile a sessantacinque anni. Ci sono vari modi per approcciare questa che io chiamo una specie di “andropausa”. In modo traumatico: “oggi finisco e domani che faccio?” Oppure, e forse questo vale per la gran parte dell’umanità, come un traguardo: “smetto di lavorare e vengo pagato per non fare niente”. Se penso al mio caso, fino al giorno prima, con il massimo dell’impegno e dell’energia, sei Direttore di istituto, docente e ricercatore. Il giorno dopo? Semplice pensionato, che porta il cane ai giardinetti? Il rischio di un crollo psicologico c’è. Se poi consideri che oggi noi “diversamente giovani” tutto sommato ci portiamo bene: non siamo come mio nonno che a sessant’anni sembrava vecchio, ed era vecchio. Adesso si fa sport, si viaggia, ci sentiamo ancora dinamici e in buone condizioni fisiche e mentali. Concepire la pensione come la fine della fase produttiva della vita può risultare particolarmente frustrante, benché sia naturale che ci si possa ancora dedicare a molteplici altre occupazioni. Personalmente, infatti, avrei potuto staccare la spina e occuparmi delle mie altre passioni. Fra queste, negli ultimi anni c’è ad esempio anche la scrittura. Tuttavia, per indole, rifuggo il dilettantismo e mi vedo male a costruire la torre Eiffel con i fiammiferi. Insomma, ancorché fiero Professore Emerito all’università di Berna, ho preso al volo la possibilità che mi è stata offerta di continua-
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