123 I numeri UNO - 2021 mata… ma arrivò il terribile terremoto dell’’80. Una tragedia, ma che mi portò anche l’esonero, in quanto sia io e sia mio fratello più giovane eravamo figli di madre vedova. L’esonero mi fece uscire dal limbo nel quale mi trovavo, perché, mentre attendevo di essere chiamato, non potevo pianificare il futuro e assumere alcun vero incarico. In quel periodo a Napoli era arrivato il nuovo ordinario di fisica, il professor Paolo Strolin, il quale cercava giovani disposti a lavorare con lui al CERN. Mi fece una proposta, che naturalmente colsi al volo. All’epoca non avevo ancora ricevuto formalmente l’esonero, quindi la prima volta partii per la Svizzera con un forte senso di provvisorietà, pensando che ci sarei stato pochi giorni. Invece ci sono rimasto più di dieci anni… La mia carriera prese così avvio al laboratorio del CERN. All’inizio lavoravo per conto di Napoli, ma mentre molti dei miei colleghi stavano a Napoli e occasionalmente andavano al CERN, io invece ero praticamente basato lì. In parallelo seguii anche la carriera italiana, vincendo vari concorsi che mi inserirono a pieno titolo nelle attività scientifiche napoletane. Dapprima come ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), poi ricercatore senior e, infine, nel ’98 in qualità di dirigente di ricerca. In questo modo ho costruito la prima parte della mia carriera a cavallo tra CERN e l’Istituto di Napoli. Oscillavo tra le due realtà: non so quanto ho viaggiato in quegli anni! La mia base però restava Napoli, dove avevo la residenza e il mio lavoro di ricercatore dell’INFN. Contemporaneamente, in un paio di occasioni, ho avuto anche dei contratti col CERN, formalmente come dipendente on leave dall’Italia.
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