I NUMERI UNO

116 I numeri UNO - 2021 Sono stato un bambino studioso, mi piaceva conoscere, ero curioso. All’epoca, parliamo di quasi sessanta anni fa, non c’era internet e non c’erano, o meglio non c’erano nel mio ambiente, neppure tante biblioteche, libri e giornali. Le informazioni si avevano spesso in maniera indiretta. Volevo fare lo scienziato, mi piaceva la scienza. Ma avevo idee piuttosto vaghe. Questa cosa è maturata nel tempo ma, alla fine del liceo, quando si trattò di prendere una decisione, le idee erano ancora confuse: non sapevo se volessi fare il biologo oppure il matematico. La fisica non la consideravo proprio. Ne sapevo pochissimo. Quella che avevo fatto al liceo non era stata un granché e di certo non mi aveva entusiasmato. È stato un incontro casuale a farmi cambiare totalmente opinione. Un giorno la professoressa di biologia, Fortunata Sassi, mi chiese un passaggio in macchina per andare all’istituto di fisica teorica di Napoli. Le chiesi sorpreso: “ma c’è fisica a Napoli?”. “Certo, mi rispose, ed è anche di buon livello”. La accompagnai e vidi l’ambiente. Ne rimasi affascinato e decisi di iscrivermi a fisica. È stato un amore a prima vista. Malgrado alcune traversie personali - compresa la morte di mio padre proprio mentre stavo studiando - che hanno causato qualche rallentamento, alla fine ce l’ho fatta. Nel bene e nel male i miei non avevano mai interferito con le mie scelte. Provengo da una famiglia abbastanza umile. Padre impiegato e madre casalinga, cinque figli. Figuriamoci se si andavano a preoccupare di quello che facevo, visto che andavo bene a scuola e non creavo Volevo fare lo scienziato

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